Seconda tappa, Maribor- Berehove, ovvero l´apparenza inganna.
L’ Ungheria è andata in volata, strani bio-ponti pieni di verde e alberi che attraversano l’autostrada per collegare boschi divisi dalle corsie. A giudicare dalla quantità di volpi e scoiattoli schiacciati, alcuni animali si rifiutano di essere ragionevoli e continuano ad attraversare vecchia maniera! Un pensionato di Reggio, da pochi mesi trasferito a Bardolino, sillaba in italiano accentato d’Emilia, tutto un discorso alla cassiera dell’autogrill che lo guarda persa e ribatte in inglese. Salvato dall’arrivo della moglie moldava che non ha sposato per la sua laurea in ingegneria. Bella coppia.
La moto è un orologio, altro che Giappone, secondo me la Honda produce la goldwing a Basilea. Alla frontiera Ucraina il soldato che mi ha alzato la sbarra ha pronunciato il fatidico “quanti dollari?” Se fossi una signora sarebbe imbarazzante… Ho risposto VW Polo ma non credo che abbia capito. Ha alzato la sbarra e mi ha fiondato in un altro pianeta. Ungheria = Europa (diciamo Austria). Ucraina = la Calabria dei primi anni 60. L’albergo che ho trovato è un delizioso tre stelle gestito da una badante, pulito ma anomalo. Vi si entra attraverso un arco (passage, da cui il nome dell’ hotel) che ha una grossa scritta in ucraino sull’arco, tipo “Macax”… Curioso mi armo di Google traduttore e …. voilà, significa Massaggi! Devo fare una foto. In realtà deve essere una scritta vecchia, oltre all’ albergo c’è un negozio “Bambi” per bambini (credo) e un negozio di moda donna (molto Milde Sorte anni 70 in Germania). Domani tappona, si va Kiev, sono un po’ preoccupato per le strade, sinora sono una collezione di buche collegate da rappezzi. Ora finisco la mia birra e vado a riposare un po’ prima di cercare un posto per cenare.
Vi saprò dire! Che la piega sia sempre con voi.
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